Nato da quella stessa terra, il Polesine, che diede i Natali ad un totem del rallysmo quale Arnaldo Cavallari il 26 Ottobre 1970, ad Adria, inizia il cammino di un altro pilota destinato a far parlare di sè in tutto lo stivale: Matteo Luise.
Ultimo di quattro fratelli in una famiglia dove la passione per i motori è il pane quotidiano (i fratelli maggiori Mauro e Marco erano già da tempo impegnati nel motocross prima e nello stock car cross poi) un giovanissimo Matteo, già alla tenera età di 11 anni, dimostra di avere le idee ben chiare affrontando le prime gare sui kart.
Che il talento nella guida facesse parte del dna di Matteo Luise lo si nota già prima del raggiungimento della maggiore età con i primi successi ottenuti in Triveneto in particolar modo nelle gare di kart estive ambientate in suggestivi circuiti cittadini.
Il tempo passa e per Matteo arriva il tanto desiderato traguardo dei 18 anni e con esso la possibilità di coronare il proprio sogno: correre la gara di casa, il Rally di Adria e del Polesine. Con il cuore che batteva a tempo con il rombo dei motori il giovane Luise scopre questo mondo affascinante vivendo in prima persona quell’evento che vestiva, per una volta all’anno, la cittadina polesana a festa.
Apre così il sipario sulla carriera rallystica di Matteo Luise, grazie alla vittoria nel corso piloti navigatori della Scuderia Città di Adria, alla sesta edizione del Rally di Adria e del Polesine targata 1989. Gara dura, mista terra ed asfalto, da affrontare durante tutta la notte sino alla giornata seguente. Con ben 37 piloti in classe Matteo Luise, dopo le prime due prove, si insedia già al secondo posto lasciandosi alle spalle tanti tra i più quotati avversari. In quel di Bellombra, dopo una lotta accesissima, Matteo si rende autore di un innocuo testacoda. Grazie alla compagnia della spinta Luise riparte e taglia il traguardo ai piedi del podio in classe N3 ma i tempi segnati all’esordio hanno già lasciato un profondo segnale.
Archiviata la stagione 1989 con il successivo Rally di Bibione il nuovo anno bussa già alla porta e, con esso, la dea bendata che porta alle orecchie dell’adriese l’esistenza di una Fiat Ritmo in vendita.
Arriva così il settimo Rally di Adria e del Polesine, valevole per il Trofeo Tradizione Terra, che nel 1990 porta in Polesine i top team nazionali pronti a darsi battaglia su quegli sterrati che incoroneranno vincitore assoluto un certo Paolo Andreucci, oggi plurititolato campione italiano e pilota ufficiale Peugeot Italia, alla guida di una Lancia Delta Integrale del team Jolly Club.
A leggere le note al fianco di Matteo sulla Fiat Ritmo arriva l’esperto Mario Sette e, nonostante l’ingombrante presenza dei partecipanti al Trofeo Opel con le più evolute Kadett Gsi, Luise sfodera una prestazione di primo piano nonostante il cedimento della leva del cambio che lo priva di fatto di una posizione di sicuro prestigio di fronte al pubblico amico. Ma l’appuntamento con il successo era di poco rimandato: al successivo Rally di Bibione l’adriese sigla la sua prima vittoria in carriera contornata dalla top ten assoluta con una vettura di gruppo N.
Con un 1991 vissuto su partecipazioni spot, tra le quali spicca la sesta posizione assoluta e la seconda di classe N4 all’ottavo Rally di Adria e del Polesine, matura in Matteo Luise il sogno, dopo un anno sabbatico nel 1992, di tentare la strada del professionismo ben consapevole che l’unica porta alla quale presentarsi è quella di partecipare ad un trofeo monomarca in grado di garantire occasioni su importanti palcoscenici a costi contenuti: prende vita così il progetto Trofeo Fiat 500.
L’avventura di Matteo Luise nel Trofeo 500 scatta al Mugello, affiancato da Loris De Paoli, con ben 60 concorrenti pronti a darsi battaglia con le piccole trazioni anteriori della casa torinese. Nonostante il livello di competitività non fosse alla pari dei più rodati avversari l’esordio frutta comunque la sesta posizione. La stagione 1993 prosegue, con l’arrivo in abitacolo dell’esperienza di Gianluca Levi, nel girone sud dove una foratura ha spento il sogno di una probabile vittoria sulle strade della Targa Florio. Il ruolino di marcia di Luise, all’esordio, è comunque invidiabile: 6° al Mugello, 3° all’Isola d’Elba, 4° alla Targa Florio, 2° a Pescara e 3° a Messina.
Viste le buone prospettive e deciso nel continuare a progredire Matteo Luise prende parte, sempre nel 1993, al corso di pilotaggio presso la Scuola Federale CSAI di Roma. L’adriese viene premiato come miglior allievo del corso e riceve l’opportunità di affrontare il Memorial Bettega, nella mitica Area 48 del Motorshow di Bologna, alla guida di una Ford Escort Rs Cosworth gruppo N.
L’aver rotto il ghiaccio così bene, forte dell’esperienza maturata, spinge Matteo Luise a ritentare l’avventura nel Trofeo 500 caratterizzando la stagione 1994 con un duplice cambio: nuova vettura, curata dalla Black Devils, e nuovo navigatore, Fabio Viel meglio conosciuto come “Titti”.
Matteo Luise parte subito forte ottenendo la seconda posizione in Costa Smeralda e al Ciocco mentre a Torino è solamente sesto. Cresce sempre più il sentore che alla propria vettura manchi quel guizzo in più per puntare alla vittoria così, al quarto appuntamento di campionato previsto ad Udine con il Rally Alpi Orientali, Luise cambia casacca ed approda in casa Rorally, team considerato come punto di riferimento per la preparazione delle piccole 500. Il nuovo matrimonio sembra destinato a portare buoni frutti ed in terra friulana Luise parte all’attacco prendendo il comando delle operazioni sin dal primo chilometro per poi accusare un’anomala foratura, avvenuta in rettilinero, sull’ultima prova speciale che lo relega al terzo posto. Dopo un buon quarto al Golfo dell’Asinara, su terra, Matteo Luise si trova di fronte il campionato mondiale: è ora del Sanremo. Pronti, via e l’adriese dopo le prime quattro prove su sterrato vanta già un margine di un minuto sui diretti inseguitori che si stanno giocando la serie. Un passo inarrestabile che lo porterà ad affrontare la scelta più importante e difficile della carriera.
L’evento di chiusura della stagione 1994 ha un sapore molto speciale. A Melfi, sede di uno degli stabilimenti Fiat, si corre la finale europea del Trofeo 500 con tutti i migliori protagonisti del continente pronti a sfidarsi su tre tappe. 60 concorrenti al via, due soli passaggi di ricognizione, motori e centraline pescati a sorteggio sembrano poter mettere in crisi il giovane Luise ma non sarà così infatti la prima giornata di gara porta la firma dell’adriese. La doccia fredda giunge però sul termine della seconda frazione, con la pioggia a farla da padrone. A tre curve dal termine, quando ancora la leadership era saldamente in mano, Luise esce di strada andando a picchiare vanificando così una giornata impeccabile.
Il 1995 targato 500 è l’anno della consacrazione di Matteo Luise. Dopo una furibonda lotta a quattro con Francesco Pozzi, Leonardo Toti e Andrea Maselli l’adriese centra il bersaglio grosso forte di quattro vittorie (Aosta, Asinara, Vulture e San Marino), tre secondi e due terzi posti alla guida dell’esemplare della Rorally. In sostanza, ad eccezione del ritiro per capottamento al Sanremo, mai fuori dal podio a conferma della maturità raggiunta in un contesto così competitivo come solo i trofei monomarca sanno essere.
La stagione 1995 vede la finale europea del Trofeo 500 cambiare sede spostando il proprio quartier generale in Catalunya (Spagna). Con il fulcro dell’evento a Lloret de Mar, località ben nota nell’ambiente, il percorso di gara si snoda su tratti comunemente utilizzati per la prova spagnola del campionato del mondo. Matteo Luise, con il numero 1 sulle fiancate, parte deciso per porre la classica ciliegina sulla torta di un’annata indimenticabile ma qualcosa non gira per il verso giusto.
Nonostante l’amara conclusione i motivi per Matteo Luise di gioire non finiscono qui. Nella pausa invernale, tra il 1995 e il 1996, l’adriese viene premiato al Motorshow con l’ambito casco d’oro di Autosprint in qualità di pilota emergente e, di li a poco, arrivano le tanto attese da chiamate dai top team nazionali come il Jolly Club Martini e la Grifone Esso. Sarà proprio ques’ultimo ad accapararsi il vincitore del Trofeo 500 1995 mettendogli a disposizione, per sei gare del campionato italiano, la Toyota Celica St 185 prima e la più evoluta 205 poi.
Per garantire a Matteo Luise un corretto ambientamento su un tipo di guida profondamente diverso rispetto alla 500 Tabaton gli affida per le prime tre gare la più datata Celica St 185 e gli affianca il proprio navigatore, Raffaele Caliro, con l’obiettivo di farlo crescere quanto prima possibile.
Il campionato italiano rally 1996 si apre, come di consueto, con il Ciocco dove l’adriese che paga l’inesperienza andando ad impattare contro una roccia con la posteriore destra durante la seconda tappa lasciando comunque intravvedere un buon passo ed ampi margini di miglioramento. La conferma della capacità di adattamento di Luise emerge nel successivo Piancavallo tormentato dal maltempo. L’adriese firma le sue prime prove speciali e chiude sul terzo gradino del podio alla sua prima apparizione su strade che hanno segnato la storia del rallysmo mondiale. Dal nord al sud e la carovana dell’italiano si trasferisce sui veloci ed insidiosi asfalti pugliesi per il Rally del Salento. Il risultato non cambia e Matteo Luise è ancora a podio all’esordio. Visti i notevoli progressi dimostrati sul campo Tabaton decide di far salire di grado l’adriese affidandogli la più evoluta Celica St 205. Dopo la sospensione del Rally della Lana arriva un nuovo, duro, banco di prova: gli sterrati del San Marino. Luise stupisce tutti riuscendo ad inserirsi nella lotta al vertice ma attira nuovamente i fantasmi di un tempo che torneranno a farsi sentire prepotentemente.
Il primo anno di Matteo Luise nel campionato italiano rally si chiude, o meglio non si apre nemmeno, in occasione della vetrina più importante dell’intera stagione: il confronto con i big del campionato del mondo. Al Sanremo il pilota della Toyota Grifone Esso si vede costretto ad alzare bandiera bianca, causa un sensore rotto, già sul primo tratto cronometrato privandolo di un altro importante banco di prova. Lo stop forzato viene ampiamente ricompensanto dalla gioia per aver conquistato, all’esordio, il terzo posto nel campionato italiano rally dietro a Gianfranco Cunico ed al compagno di squadra Andrea Dallavilla.
Con un anno di esperienza in più sulle spalle Matteo Luise si ripresenta ai nastri di partenza del campionato italiano rally con la Toyota Celica St 205 del team Grifone Esso con un programma di quattro appuntamenti con partenza dalla Coppa Liburna. Sugli sterrati toscani il maltempo si erge ad assoluto protagonista e l’adriese non ha vita facile trovandosi a staccare il suo secondo cartellino di presenza sui fondi a scarsa aderenza. In queste condizioni il quarto posto assoluto dietro a Cunico, Medeghini ed al compagno di squadra Aghini è da considerarsi sicuramente un ottimo avvio di stagione. Si resta in Toscana, trasferendosi sugli asfalti del Ciocco, per il secondo round stagionale con Luise che mette a frutto la propria esperienza rendendosi autore di una prestazione maiuscola. Saranno solamente 7 i secondi che lo separeranno dalla piazza d’onore, a favore poi di Angelo Medeghini, e da una mancata doppietta per il team Grifone Esso.
L’avventura 1997 di Matteo Luise nel campionato italiano rally riprende al Rally del Salento chiuso al terzo posto assoluto nella passata stagione. Deciso a ben figurare l’adriese parte forte, forse troppo, rendendosi protagonista di uno spettacolare capottamento nella speciale di apertura davanti lo stadio di Lecce che di fatto lo taglia fuori dalla lotta per il podio. Un ritiro che forse potrebbe aver condizionato il successivo Messina con un Luise contratto che chiude una trasferta abbastanza in ombra al settimo posto nella sua unica uscita senza il fido Raffaele Caliro sostituito per l’occasione da Flavio Zanella. Se la seconda parte del programma nel tricolore non ha sorriso all’adriese anche il trofeo tradizione terra non gli ha reso onore. Scesi in campo al Vulture per dare man forte a Federico Martelli, in piena lotta per il titolo, Luise pagava non poco lo scotto di pulire la strada dagli inseguitori in virtù del numero 1 sulle portiere della Celica Gt-Four. Come se non bastasse un banale dritto si tramutava in un incubo con la rottura della retromarcia che lo bloccava, sino all’intervento della compagnia della spinta, causandogli un ritardo di oltre 10 minuti che comprometteva la trasferta.
Il 1998 segna un nuovo ed importante cambiamento nella carriera di Matteo Luise. Esso riduce drasticamente il budget al team Grifone e per l’adriese non c’è più posto nel campionato italiano. Al tempo stesso gli si avvicina Matteo Chiaramello, alias Meteco Corse, che gli propone una nuova ed entusiasmante sfida quasi impossibile: tentare l’assalto alle Peugeot nel campionato italiano 2 litri con la Ford Escort Rs 2000 curata da Repetto. Le ostilità si aprono al Rally dell’Isola d’Elba con Luise, in coppia sempre con il fido Caliro, che chiude l’esordio alle spalle dei piloti ufficiali della casa del leone: Renato Travaglia e Pigì Deila. Nel successivo Valle d’Aosta Matteo è secondo assoluto dietro a Pozzi e con il piazzamento ottenuto balza, sovvertendo ogni pronostico della vigilia, in testa alla classifica di campionato.
Dopo un 100.000 Trabucchi da dimenticare, chiuso al settimo posto per problemi di alimentazione, Luise rientra in Veneto e al Marca Trevigiana è di nuovo secondo, dietro a Travaglia con la Peugeot 306 ufficiale, riuscendo a precedere una nutrita pattuglia di piloti locali al via con le più competitive Renult Clio Williams. Nella lunga notte dell’Appennino Reggiano Luise, rinfrancato dall’ottima trasferta a Treviso, parte deciso ma una leggera toccata all’anteriore spegne le ambizioni di successo dando inizio ad un calvario, costellato di problemi tecnici, che proseguirà per tutto il resto della stagione.
Per valutare al meglio la strada da intraprendere Luise decide di prendere il via del Rally Città di Bassano, al termine della stagione 1998, con una Ford Escort Maxi noleggiata per l’occasione ed i riscontri cronometrici avuti fanno propendere il team per trasformare la Escort Rs 2000 nella sua sorella maggiore. Ma con l’avvento delle kit car i sogni di successo di Luise si infrangono ben presto contro lo strapotere delle Peugeot 306 Maxi ufficiali alle quali si aggiunge anche la Renault Mégane Maxi condotta da Piero Longhi. La stagione 1999 dell’adriese scatta dal secondo round della serie: il Rally dell’Isola d’Elba. Sempre in ombra senza mai lasciare il segno Luise si vede ben presto costretto ad alzare bandiera bianca per il cedimento del motore. Nel successivo Aosta la musica non cambia così Luise decide di cambiare radicalmente abbandonando il progetto dell’ovale blu per tentare di chiudere in modo migliore un 1999 nato con ben altre aspettative.
Il nuovo mini programma di Luise nel campionato italiano 2 litri alla guida della nuova Mégane kit car prevedeva tre appuntamenti: Marca, Molise e San Martino di Castrozza. In terra trevigiana l’adriese si è visto costretto ad un ritiro anticipato, senza nemmeno prendere il via, causa problemi con il lavoro che lo hanno costretto ad un immediato rientro in sede, ma al successivo Molise, Luise ha potuto scaricare tutta la propria frustrazione accumulata in una prestazione di altissimo livello che lo ha visto chiudere al secondo posto assoluto dietro la vettura gemella, ma in versione ufficiale, di Piero Longhi. L’ultimo capitolo della storia di Matteo Luise si vive in Trentino durante il Rally San Martino di Castrozza. Con la lotta ristretta a tre, tra le vetture ufficiali di casa Peugeot e Renault, Luise ottiene per l’ennesima volta la vittoria morale tra i privati chiudendo con la quarta posizione assoluta dietro a Travaglia, Longhi e Deila.
Il resto è storia recente…